La punteggiatura nei romanzi rosa sta cambiando. Nuove regole o errori?
Teresa Siciliano affronta questa questione e ci fa alcuni esempi. Voi cosa ne pensate?
Di
recente ho notato che è in corso un notevole cambiamento nella punteggiatura dei
nostri rosa. Prendiamo in esame un romanzo qualsiasi pubblicato da una casa
editrice, ad esempio A lezione d’amore
di Meredith Duran (ma lo stesso discorso potrebbe valere per la maggior parte
dei romanzi che ho letto ultimamente).
Osservate
l’uso della virgola nei seguenti passi:
p.9 “avevano passato le domeniche sera a combinare
marachelle in strada, e crescendo si erano raccontate tutto”.
La prima
regola che ci è stata insegnata alla scuola elementare (almeno ai miei tempi) è
stata che la virgola non va fra soggetto e verbo e neppure prima della
congiunzione e. Qui la traduttrice o
qualcun altro viola le regole, senza che si capisca il perché, dal momento che
si tratta di due semplici proposizioni coordinate.
Lo stesso
vale per gli esempi seguenti:
p. 61 “era chiaro che per lei era importante
quell’informazione, e lui avrebbe valutato ogni possibile scambio”
p. 61 “Il polso le accelerò, e lei si ritrovò a trattenere
il fiato quando un volto apparve al finestrino”.
E qui da
tutti i punti di vista sarebbe stato meglio, invece, mettere la virgola prima
di quando.
Nessuna
giustificazione per i tre esempi seguenti:
p. 71 “Il cuore le saltò in gola, e Nell si alzò in piedi”
p. 71 ”C’è un quadro
nella biblioteca di S. Maur, e ti giuro che io ho già visto quel posto.”
p. 72 “Lui è un gran
bel pezzo d’uomo, e ti sono grata per averlo convinto a liberarmi.”
p.76 “ma conosceva
una mezza dozzina di bei giovanotti, e quando avevano quel sorriso sulle
labbra, una ragazza doveva stare attenta”.
In questi casi si scimmiotta probabilmente il linguaggio
parlato, che ha bisogno di inserire delle pause, indipendentemente dalle
regole, per facilitare la comprensione.
I grammatici (e io penso soprattutto a Serianni) ci
insegnano che scritto e orale sono due modi di espressione totalmente diversi:
quando si parla, ci si aiuta con il gesto, lo sguardo, l’intonazione e ad
esempio è più facile far capire se parliamo sul serio o scherziamo. Quando si
scrive, tutto si presta maggiormente all’equivoco. Celebre l’infortunio del
primo traduttore inglese dei Promessi sposi,
che considerò la definizione “un barbaro che non era privo d’ingegno” come un
insulto a Shakespeare, mentre Manzoni faceva dell’ironia nei confronti di
Voltaire e in genere dei critici soprattutto settecenteschi del grande
drammaturgo.
Per farsi capire, quando si scrive, si deve fare affidamento
solo sulle risorse linguistiche. La punteggiatura non deve ricalcare il parlato,
ma segmentare la frase in modo da facilitare la comprensione. Quindi le virgole
servono a individuare le subordinate all’interno di un periodo e a non far
perdere la bussola al lettore.
Naturalmente, in talune occasioni si possono avere
particolari esigenze espressive: pensate alla madre di Cecilia: “Portava essa
in collo una bambina di forse nov’anni, morta”. Oppure ai celebri anacoluti di
Renzo, tipo “I morti bisogna pregare Dio per loro”, che vogliono riprodurre il
parlato di una persona incolta.
Ma nelle frasi di sopra non c’è nessun motivo e nessuna
giustificazione. E nel libro sono numerosissimi i casi del genere (più di una
cinquantina). Lo stesso ho riscontrato di recente in tanti altri romanzi.
Almeno quello della Duran ha il pregio di essere avvincente!
Qualcuno
potrebbe invocare la sacra libertà dello scrittore, ma, come dice la Mortara
Garavelli, “Libertà non significa anarchia. Ignorare le convenzioni d’uso
elementari non è motivo onorevole per infrangerle”.
Ovviamente
la letteratura sperimentale va per la sua strada e i posteri decideranno (per
Joyce hanno detto sì, ma non è che tutti siano Joyce; e, personalmente, io preferisco la Woolf).
Tutti gli altri generi narrativi, secondo me, devono porsi come obiettivo di
facilitare la comunicazione immediata.
Ricordo che quando facevo l'editing per i romance della Delos, a una scrittrice principiante diedi un suggerimento: quando scrivi, non impostare le pause (le virgole) come se stessi recitando. Perché è indubbio che, regola o non regola, se si 'recitano' gli esempi fatti da Teresa si finisce per mettere le pause dove traduttore o editor le hanno messe. Che non è corretto. Ma la pulsione recitativa è forte... :) Per cui non posso essere sicura di essere stata sempre esente da quegli errori.
RispondiEliminaDa tempo abbondano i ma preceduti da virgola. Si osserva un uso più libero mirato a dare enfasi ad alcuni passaggi. Si osservi inoltre l'uso anglosassone di non unire con e congiunzioni azioni svolte da soggetti diversi. In questi casi gli anglosassoni inseriscono il punto fermo. Esempio: Cappuccetto rosso si diresse lungo il sentiero. E il lupo agitò la zampa per salutarla.
RispondiEliminaNon ho ancora letto questo articolo ma solo leggendo il titolo mi vengono in mente i temi di scuola che facevo al liceo.
RispondiEliminaEro una ragazza che leggeva tanti romanzi rosa e il mio problema era che essendo influenzata da questo tipo di scrittura, che non sempre è corretta dal punto di vista grammaticale, essa si riperquoteva moltissimo nel mio modo di scrivere; difatti i miei voti erano bassi perché facevo questo tipo di errori e ce ne erano veramente tanti. Per fortuna il mio professore di Italiano essendosi chiaramente accorto dei miei problemi mi aveva esattamente spiegato quali e dove erano le mie lacune grammaticali. Con molta pazienza e con un po' di volontà alla fine sono riuscita a correggerli. Be', spero...credo...vi prego ditemi che non ho fatto errori... Comunque al tema di maturità ho preso 15/15 avendo anche potuto rileggere il tema molte vole, esattamente cinque e avendo a mia disposizione il vocabolario. Insomma mi è andata bene e cionostante ho continuato e continuo tuttora a leggere romanzi rosa ma se voglio migliorarmi nella scrittura non faccio riferimento a quel genere di libri, piuttostoprediligo per il mio personale apprendimento una scrittura più antica e raffinata come lo stile di jane austen che secondo me è perfetto per una ragazza che vorre migliorare la sua scrittura.
Nel primo esempio di p. 9 le virgole dovrebbero essere messe prima e dopo la parola "crescendo" ma non obbligatoriamente. Ho notato che la tendenza oggi è per la semplificazione della punteggiatura, ma quando si legge ogni tanto si dovrebbe poter respirare..!
RispondiEliminaChiedo scusa, nel mio commento ho fatto degli errori di ortografia nelle ultime frasi ma sapete...quando si ha a che fare con delle scrittrici professionisti un po' di ansia c'è e a me capita di fare errori quando sono sotto tensione.
RispondiEliminaA dire il vero, Bloody Roses, io che traduco romance dall'inglese ne trovo a bizzeffe di frasi in cui gli autori infilano azioni eseguite da soggetti diversi, e in genere unite non solo da 'and' ma da una moltitudine di 'as' e 'while'.
RispondiEliminaPersonalmente metto sempre la virgola prima di ma.
RispondiEliminaLo ammetto, quando scrivo recito. Dal momento che non amo le frasi troppo corte, aggiungo molte virgole o punti e virgola. Del resto siamo italiani, non inglesi, e il nostro modo di esprimerci è decisamente più ricco. Molto interessante anche questo articolo, Matesi. Sui tuoi esempi ho fatto veloci esercizi e so che, riguardo almeno un paio di questi, sarei stata incerta o avrei sbagliato.
RispondiElimina