Occhi scuri e sguardo tenebroso, un cowboy fatto e finito... anche se squisitamente italiano!
Sabrina Grementieri per la rassegna "Amore fra le righe" ci regala un racconto davvero delizioso. Venite a conoscere il bel Max e la peperina Vittoria in "UN SORRISO DRITTO AL CUORE".
Il
racconto è uno spin-off indipendente del libro “Una seconda occasione”.
Il
silenzio che avvolgeva il maneggio in quella fredda mattina di febbraio era
inquietante. Erano giorni che il vento soffiava senza sosta, ammucchiando
polvere e aghi di pino contro il muro della stalla e rendendo nervosi uomini e
cavalli.
Max
era abituato a svegliarsi all’alba senza bisogno di puntare la sveglia, ma
quella mattina il silenzio l’aveva ingannato e quando aveva aperto gli occhi il
sole illuminava deciso un cielo azzurro e senza nuvole. Irritato, aveva buttato
le gambe giù dal letto e si era rifugiato sotto la doccia, nella speranza di liberarsi
dello stordimento che gli provocava lo svegliarsi più tardi del solito. Il
getto potente dell’acqua gli aveva sciolto le spalle muscolose ma l’irritazione
era rimasta. Mentre si vestiva e annodava i lunghi capelli neri dietro la nuca
con gesti rabbiosi, Max rimuginava sulla causa del suo malumore. O meglio, si
sforzava di non pensarci. Non gli piaceva quella sensazione di incertezza che da
giorni serpeggiava nello stomaco. Soprattutto perché non riusciva a scacciarla
e non aveva idea di come gestirla.
Scese
in cucina a prepararsi il primo di una lunga serie di caffè poi, indossando il
pesante giubbotto di pelle, uscì sotto il portico con la tazza bollente tra le
mani.
Era
una giornata splendida. Il vento dei giorni precedenti aveva reso l’aria tersa
e luminosa, e i colori di cielo e terra sembravano più intensi del solito.
Inspirò l’aria frizzante e si appoggiò alla colonna del portico. Greta sarebbe
arrivata a giorni, con il marito e il figlio, e non vedeva l’ora di rivederla.
Mancava
da un paio di settimane e, anche se da quando aveva sposato quell’attore
succedeva spesso che si assentasse per raggiungerlo da qualche parte, le era
mancata più del solito. Aveva faticato ad accettare il suo matrimonio con un
altro, ma il tempo aveva rafforzato la loro amicizia e ora lei era l’unica con
la quale riuscisse a confidarsi.
Una
voce che canticchiava un motivo sconosciuto interruppe i suoi pensieri. Max
sospirò e strinse gli occhi contro il riverbero della luce per individuarne la
provenienza.
Una
figura imbacuccata in un piumino verde e un berretto bianco di lana con un
gigantesco pon pon sulla cima sbucò
dall’angolo sinistro della scuderia con una grande scopa in mano. Spazzava la
polvere e gli aghi di pino ammucchiati dal vento e cantava allegra e stonata,
ignara della sua presenza.
Max
avvertì il cuore fare una capriola nel petto e trattenne a fatica un sorriso.
Per uno che sorrideva di rado, era un’esperienza curiosa sentire l’esigenza di
farlo tanto spesso. E irritante. Esattamente come Vittoria, la proprietaria
della voce, che era entrata come un tornado nella sua vita gettandolo in uno
sconosciuto stato confusionale.
Vitty
era una delle due socie di Greta e lavorava al maneggio da quando quest’ultima
aveva avviato il progetto di un centro di ippoterapia. Era una fisioterapista,
minuta ed energica, con lunghi capelli ricci e rossi e grandi occhi verdi come
i prati in primavera. Avevano iniziato a discutere il giorno stesso in cui era
arrivata e da un anno i battibecchi erano all’ordine del giorno. Tanto Max era
taciturno e amante del silenzio, tanto lei era esuberante e chiassosa. Lui ponderava
con calma ogni decisione mentre lei partiva in quarta senza nemmeno pensare
alla fattibilità di un'azione. Vitty lo definiva un "vecchio pauroso"
e Max si difendeva accusandola di essere incosciente e irresponsabile. Però era
molto brava nel suo lavoro e i piccoli pazienti che venivano al centro
l’adoravano.
Da
un po’ di tempo a quella parte, ogni volta che si incontravano, una leggera
sensazione di imbarazzo li avvolgeva. Lui si trovava a corto di parole più del
normale e lei non lo aggrediva come sempre. Max si rifiutava di analizzare il
motivo di quel cambiamento, limitandosi a essere più burbero e scontroso del
solito. Aveva bisogno di parlare con Greta.
«Ehi, cowboy!» lo apostrofò
Vittoria quando si accorse di lui. «Non
mi offri un caffè?»
Ecco.
Anche per quel giorno la quiete era finita. Vitty si avvicinò al portico con un
sorriso stampato sul viso e gli occhi che brillavano. Era bellissima.
«Poi potresti anche aiutarmi a
ripulire. Voglio addobbare il centro prima dell’arrivo di Greta!»
«Addobbare?» sbottò lui
sospettoso.
«Certo! Tra pochi giorni è San
Valentino e quale occasione migliore per accogliere i due innamorati?»
«Beh, pensavo di organizzare una
piccola festa di benvenuto nel recinto interno» continuò lei imperterrita. «Palloncini rossi, festoni, cibo
e alcol.»
«Risparmiami i cuori.»
«Il solito guastafeste!»
«Ma perché dobbiamo organizzare
una festa? Greta va e viene almeno una volta al mese!»
«Ma perché è San Valentino!»
esclamò Vitty esasperata. «Quale
migliore occasione per festeggiare la fiaba di Greta e Ian?»
Naturalmente
Vittoria sapeva dell’affetto che aveva legato Max alla sua socia in passato, ma
visto che lui aveva finito per accettare Ian e il loro matrimonio non si faceva
problemi a parlarne.
«Credo che quel giorno avrò da
fare.»
«E io credo di no» replicò Vitty
puntando i pugni sui fianchi. «Per una
volta puoi smetterla di sforzarti di fare il duro, ormai lo sanno anche i muri
che hai un cuore. Puoi negarlo quanto vuoi ma ho le prove.»
«Ah, sì?» Max inarcò un
sopracciglio scettico. E di nuovo si ritrovò a dover trattenere un sorriso.
«Basta guardare quello che hai
realizzato qui» proseguì lei, indicando con il braccio il nuovo fabbricato con
le stanze e i servizi per il centro che Max aveva costruito a sue spese per
realizzare il sogno di Greta.
«Lo vuoi questo caffè?» brontolò
staccandosi dalla colonna e rientrando in casa. Vittoria scoppiò a ridere e lo
seguì all’interno. La stanza che si apriva davanti a lei l’aveva sempre
affascinata. Ogni volta che entrava, era come fare un viaggio nel tempo, nei
famosi ranch dei film americani. L’arredamento era spartano e molto maschile,
così come gli odori, un misto di cuoio, dopobarba e fieno che Vittoria trovava
inebrianti. L’ambiente era pulito, i mobili di legno scuro che brillavano di
cera e l’odore di caffè che impregnava l’aria rendevano l’atmosfera calda e
accogliente.
«Non lo vuoi più il caffè?» Max
la guardava dalla soglia della cucina con le tazze in mano e Vittoria si
affrettò a raggiungerlo.
«Grazie» esclamò, portando la
tazza alle labbra e distogliendo lo sguardo dall’uomo. Avrebbe potuto stilare
una lista di difetti lunga da lì al mare, ma ogni volta che gli stava vicino
sentiva gli zoccoli dei cavalli scalpitare nello stomaco. Come poteva piacergli
Mister Simpatia? Vederlo sorridere era raro quanto i fiocchi di neve a
ferragosto. Borbottava e brontolava come una pentola a pressione e mai una
volta che apprezzasse uno scherzo o una battuta. Vittoria si era ripetuta
spesso che non poteva bastare l’aspetto fisico a supplire tutti quei lati
negativi. Fisico asciutto, spalle larghe e muscolose, lunghi capelli scuri come
gli occhi, che si vedevano raramente visto che non si separava quasi mai dagli
occhiali da sole, mani grandi e forti, e gambe stranamente dritte per essere un
cowboy. Vittoria era consapevole che era quello che si celava dietro al
bell’involucro e alle maniere sgarbate ad averla colpita. Ora che aveva ammesso
con se stessa che quell’uomo le piaceva, doveva affrontare il passo successivo:
era ricambiata? Era stanca di quel trambusto sotto lo sterno ogni volta che lo
incontrava e, poiché dovevano lavorare nello stesso posto, era meglio chiarire
se doveva mettere una pietra sopra ai suoi sogni romantici oppure poteva
continuare a coltivarli. Da qui a inventarsi la festa di San Valentino il passo
era stato breve.
La
scusa di voler accogliere con gli giusti onori Greta e Ian non era del tutto
errata: la storia d’amore tra quei due era stata una bellissima fiaba, seppur
con i dovuti tormenti, e Vitty sperava di smuovere quel testardo di Max con una
serata dedicata all’amore. Esasperarlo per carpire la verità .
«Andiamo?» lo esortò rendendogli
la tazza. «Ho una
scopa anche per te.»
«Non ci penso nemmeno» brontolò lui
di rimando.
Un’ora
più tardi il piazzale antistante le stalle era perfettamente pulito e Vitty
gridava istruzioni a Max sulle scatole piene di addobbi da prendere dalla
macchina e portare nel recinto. Lo costrinse a salire sulla scala per appendere
i festoni mentre cantava a squarciagola canzoni d’amore strappandogli più di un
sorriso. Le mani si erano sfiorate più volte mentre si passavano i palloncini da
gonfiare e i cavalli scalpitanti nello stomaco di Vittoria erano diventati una
mandria dopo aver colto uno sguardo particolarmente intenso di Max nella sua
direzione.
A
mezzogiorno l’aria nella scuderia era più bollente che dentro una sauna e, con
la scusa di preparare il pranzo, Max si defilò.
Vittoria
si sedette esausta su una panca di legno ai bordi del recinto, sospirando.
Quell’uomo le piaceva da morire. Era ruvido, diretto, spiccio, ma gli occhi non
riuscivano a nascondere la passione e la gentilezza. Quando, per un breve
attimo, i loro sguardi si erano incrociati, aveva sentito le gambe cedere. A
quanto pareva l’organizzazione della festa di San Valentino aveva sortito i
suoi effetti: lei non gli era indifferente. E adesso? Il suo cuore romantico
prevedeva che fosse lui a fare la mossa successiva, a dispetto della parità dei
sessi e del capovolgimento dei ruoli nel ventunesimo secolo. Ma conosceva la
sua ostinazione. E soprattutto la sua paura di innamorarsi.
Nel
frattempo, in cucina, Max stava preparando la pasta imprecando contro se stesso
e le donne. Una in particolare. Come aveva fatto a invitarla a pranzo? La
domanda gli era uscita dalla bocca senza che potesse fermarla. Lui amava stare
solo, amava il silenzio e la quiete. E Vitty era una valanga di parole e
rumore. Eppure quando le stava vicino si sentiva bene, aveva voglia di ridere e
abbracciarla. Appunto, abbracciarla. C’era stato un momento in cui si sarebbe
impossessato volentieri delle sue labbra rosse, attratto dalla loro sensualitÃ
e da quel sorriso perenne fatto per essere baciato.
Ecco.
Perfetto. Si era rincoglionito. Nemmeno con Greta era arrivato a tanto. E lei
era stata la donna che aveva amato di più nella sua vita.
Eppure
Vittoria gli era entrata sottopelle come il sole dell’estate e lui non sapeva
più come comportarsi. Era troppo vecchio per buttarsi in una storia senza
preoccuparsi delle conseguenze se questa andava male. Ma sarebbe riuscito a
tenere il cuore barricato per il resto della sua vita? Aveva la sensazione che
Vittoria non si sarebbe fatta scrupoli ad abbattere i suoi muri. Ne aveva tutte
le capacità . E lui non era tanto sicuro di voler resistere.
Se
avesse avuto vent’anni sarebbe stato più facile, pensò mentre scolava la pasta.
E invece con il doppio di esperienze era tutto più complicato. E poi chi era quell'idiota
che aveva inventato San Valentino?
Quando
un po’ di acqua bollente gli bagnò la mano imprecò, lasciando andare la pentola
nel lavello.
«Accidenti!» sbottò passandola
sotto l’acqua fredda.
«Tutto bene?»
Max
non si era accorto che Vittoria era entrata in casa e ora guardava la mano
scottata con gli occhi spalancati di preoccupazione.
«Non è niente» borbottò.
«Ho una crema speciale per le
scottature» continuò lei sollecita. «Ãˆ in
macchina. La vado a prendere...»
«Non importa» la interruppe
irritato. «Non è
niente.»
Due
smeraldi colmi di stupore lo fissarono confusi. Aveva usato un tono più brusco
del necessario e guardandola si sentì mortificato. E frustrato. Cosa gli stava
succedendo?
«Scusami» brontolò, abbassando
gli occhi.
Vittoria
gli voltò le spalle, recuperando la pentola e afferrando il colapasta.
«Non preoccuparti» la interruppe
posandole una mano sul braccio. «Faccio
io.»
Lei
mollò tutto e si girò a guardarlo, gli occhi che sprizzavano rabbia e
dispiacere.
«Scusa. Dimentico quanto tu
preferisca stare solo. Fare tutto da solo. Parlare da solo. Vivere da solo. Mi
chiedo perché tu mi abbia invitata qui.»
Max
tacque, interdetto, e Vittoria ne approfittò per dirigersi verso il grande
salone dove aveva lasciato la giacca.
«Vitty, aspetta!»
Lei
proseguì imperterrita, afferrò il giubbotto e si avviò alla porta.
«Vuoi ascoltarmi per una volta?»
In pochi passi Max l’aveva raggiunta piazzandosi davanti all’uscita e
bloccandole il passaggio.
«Ho già capito tutto» sbottò
lei, il viso rivolto verso l’alto per guardarlo negli occhi e il piccolo naso
punteggiato di lentiggini che vibrava di indignazione.
«Sempre la solita presuntuosa»
replicò Max mentre un sorriso si faceva strada sulle labbra.
«Come ti permetti?» strillò
puntando i pugni sui fianchi stretti. «Tu sei…»
Un
bacio rovente le impedì di proseguire. Max le aveva preso il viso tra le mani e
si era impadronito della sua bocca, lasciandola senza fiato.
«Io sono?» sussurrò a fior di
labbra.
«Sei un… un...» Max le sorrise e
Vittoria sentì il sangue ribollire nelle vene. «Sta' zitto e baciami» gli intimò gettandogli le
braccia al collo. «La
lista è lunga.»
Max
scoppiò a ridere, una risata profonda e sensuale, e la sollevò con facilità da
terra, stringendola a sé e riprendendo a baciarla.
Si
augurava che il caro Valentino gli portasse fortuna perché aveva intenzione di
buttarsi anima e corpo tra le braccia di quella donna.
L'autrice:
Sabrina Grementieri è nata a Imola. È diplomata in lingue e laureata in scienze politiche
ind. internazionale. Ha pubblicato nel 2012 per EEE-book Una seconda occasione. L’anno successivo, con la stessa casa editrice, è stato pubblicato Noccioli di ciliegie,
che è rimasto
per molti mesi nella Top 100 di Amazon. In Ottobre 2014 ha pubblicato un
romanzo breve per la collana Youfeel di Rizzoli, Celeste era il mare.
Oltre a questi tre romanzi ha scritto anche alcuni racconti. C’era una volta fa parte dell’Antologia E dopo Carosello tutti a nanna – Storie di donne e mamma Rai pubblicato
da EWWA. Dolci Sorprese è invece un racconto ambientato a Matera edito da Emma Books, anche questo fa parte di una antologia intitolata Voci a Matera.
Per Emma Books ha di recente pubblicato Il principe pirata.
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Bello! Un racconto che trasuda testosterone e virilità , che presenta l'uomo come molte di noi elaborano nelle loro fantasie. Mi piace constatare che comunque in questa figura c'è uno spiraglio in cui si possa intravedere un animo sensibile, quasi romantico, disponibile e gentile. Un connubio inebriante e irresistibile! Mi è piaciuto davvero!
RispondiEliminaGrazie Katy71, sono felice che abbia toccato le corde che vibravano a me mentre scrivevo. Grazie di cuore!
EliminaRomanticismo a go-go per questo San Valentino! Grazie, Sabrina per questa chicca inaspettata. Meraviglioso max e spumeggiante Vitty!
RispondiEliminaTenerissimo questo racconto.Hai risvegliato la mia anima romantica che scopro raramente ed in fondo....ma proprio in fondo!Milena
RispondiEliminaGrazie! Risvegliare le emozioni e l'animo romantico, anche se ben nascoste, è un grande traguardo!
EliminaPerfetto condensato di una storia d'amore che piace al lettore. Semplicità e buongusto! Bel racconto!
RispondiEliminaGrazie Antonella! Per una prolissa come me è davvero un piacere sapere che sono arrivata al cuore anche con un " condensato"! 😊 Grazie!
EliminaPerfetto condensato di una storia d'amore che piace al lettore. Semplicità e buongusto! Bel racconto!
RispondiEliminaSi legge tutto d'un fiato! Capace di far sognare grazie ad un romanticismo puro, adatto a questo periodo dell'anno! Complimenti!
RispondiEliminaGrazie Biola!
EliminaBellissimo! Ho adorato il cowboy!!!
RispondiEliminaGrazie Roberta! Anche io ho sempre avuto un debole per Max! ;-)
EliminaSabrina si conferma una maestra della parola scritta. Max è veramente un personaggio profondo e accattivante come accattivanti sono queste righe che,mentre il lettore le divora, riescono a trascinarlo fuori dalla realtà e come per magia ci si ritrova nel maneggio in una bella giornata di sole dove i sentimenti la fanno da padroni e regalano pace e benessere al cuore. Brava Sabrina!
RispondiEliminaSabrina si conferma una maestra della parola scritta. Bastano anche poche righe per venire trascinati immediatamente nel maneggio del "tenebroso"e affascinante Max e sentirsi parte del racconto stesso. Questo personaggio maschile è straordinariamente "maschio" e profondo, una delle caratteristiche migliori dei personaggi maschili di Sabrina. Quasi quasi questo racconto è troppo corto... alla fine resta il dispiacere che sia già concluso. Brava Sabrina!
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