Genere: Narrativa Contemporanea
Editore: Bookme
Pagine: 384
Prezzo: € 16,90
Uscita: 4 Gennaio 2016
Sinossi:
Per Rachel, infermiera dalla vita regolare e solitaria, il
passato è un buco nero dal quale è riuscita a fuggire per miracolo. Quando però
incontra Mildred Solomon, anziana paziente senza più speranze di guarigione,
d’un tratto qualcosa nel suo subconscio si slaccia, i ricordi rimossi tornano a
galla, prendono il sopravvento. Perché Rachel e la Dottoressa Solomon, come la
donna vuole essere chiamata, si sono già conosciute tanto tempo fa, quando
Rachel non era ancora Rachel, ma solo la bambina numero otto, un’orfana di
pochi anni affidata a un istituto nel Lower East Side di Manhattan. Ma chi è
veramente la Dottoressa Solomon? La madre surrogata che si prendeva cura degli
sfortunati orfani – unico raggio di luce nella tormentata esistenza della
piccola Rachel – o una donna fredda e cinica, votata alle proprie ambizioni e
pronta a tutto nel nome della scienza? Solo chiamando a raccolta i fantasmi
della memoria Rachel potrà trovare le risposte di cui ha bisogno, e diventare
finalmente padrona del proprio destino. Kim van Alkemade prende spunto da fatti
realmente accaduti per mettere in scena un dramma incalzante sui temi
dell’abbandono, del tradimento e del riscatto. Creando, nella figura di Rachel,
un’indimenticabile eroina in bilico tra luce e ombra, tra vendetta e perdono.
A CURA DI GIUNIA
Questo romanzo, ispirato ad eventi accaduti realmente, è
molto toccante e affronta temi difficili e complessi.
La storia prende inizio negli anni ’20 del secolo scorso,
in una modesta famiglia newyorkese di origine ebraica. La protagonista è
Rachel, una bambina di soli quattro anni dagli enormi occhi neri, sveglia,
intelligente, a tratti collerica. La piccola è legata in maniera morbosa al
fratello maggiore Sam, l’unico che riesca a calmarla nei suoi attacchi di
pianto.
Fin qui niente di particolare, ma le disgrazie sono dietro
l’angolo e, per una serie di sfortunati eventi, la mamma di Rachel e Sam rimane
uccisa in una colluttazione-incidente con il padre, il quale fugge abbandonando
vigliaccamente la famiglia.
I due fratellini vengono separati e per la piccola Rachel,
affidata al brefotrofio ebraico, inizia una serie di abusi e soprusi mascherati
da esperimenti in nome del progresso scientifico. I capitoli dedicati agli
esperimenti sui piccoli orfani, soprattutto sulla nostra protagonista, sono
veramente duri da digerire e mi hanno lasciata piena di rabbia e indignazione.
Più di una volta sarei voluta entrare tra le pagine del libro per fare
giustizia per la piccola Rachel e prendere per i capelli la sedicente
Dottoressa Solomon, che agisce spinta solo dalla sua arida ambizione,
infischiandosene completamente degli effetti dannosi subìti dalle sue cavie.
Chiunque abbia avuto a che fare con dei bambini, soprattutto nell’età
prescolare, sa quanto possono ispirare sentimenti di tenerezza e desiderio di
protezione, soprattutto quando ci tendono le loro manine in cerca di amore.
Ecco, questi sentimenti sono del tutto estranei alla logica criminale di questa
cosiddetta scienziata e dei suoi collaboratori.
All’orfanotrofio,
quando un bambino faceva una domanda le capogruppo rispondevano con uno
schiaffo...
...Non ero docile
per natura, ma alla lunga avevo imparato ad assecondare gli adulti, a non fare
domande, a mangiare tutto quello che avevo nel piatto, ad aprire la bocca
durante le ispezioni del dentista, a rimanere in piedi con le braccia alzate
come castigo, a spogliarmi per fare la doccia e a tacere al primo schiocco di
dita.
La mente umana mette spesso in atto delle strategie
difensive per proteggere la psiche, perciò ritroviamo Rachel, negli anni ’50,
ormai infermiera adulta e affermata, immemore degli anni più bui del suo
passato. Questa pace apparente viene scossa quando nell’ospizio dove lavora,
viene ricoverata un’anziana, ammalata allo stadio terminale, che pretende di
essere chiamata ‘dottoressa’. L’incontro con la Solomon risveglia nella
protagonista ricordi sopiti e la induce a ricercare la verità sulle ‘cure’
ricevute al brefotrofio.
...dopotutto eravamo
solo orfani, «bambini internati», sacrificabili, vuoti a perdere, numeri in un
diagramma. All’improvvisò il ricordo del ricamo sul mio colletto acquistò un
senso. Che numero era? Mi tornarono in mente i cerchi che tracciavo con il
polpastrello, seguendo i punti della cucitura avanti e indietro, all’infinito.
Feci scorrere il dito sulla tabella e trovai il numero 8... ...Ero quella che
aveva ricevuto più radiazioni.
Il romanzo si articola in capitoli in cui si svolge la
storia della Rachel, bambina dall’infanzia perduta fino alla conquista di una
propria indipendenza e lo sbocciare di un tenero amore, alternati a capitoli
ambientati nel presente (ovvero gli anni ’50), narrati in prima persona da una
Rachel quarantenne, che prende coscienza dei danni subìti in nome del
cosiddetto progresso medico e si trova a dover prendere una grave decisione.
I temi trattati sono molteplici e tutti importanti e degni
di riflessione.
Accanto al tema dell’abbandono e dei soprusi subìti dalla
protagonista troviamo delle riflessioni sul vivere una sessualità diversa e non
convenzionale (per lo meno nell’epoca in cui è ambientata la storia) e ricordi
dell’olocausto raccontati da un ospite della casa di riposo. Quindi, la lettura
è ricchissima di spunti e si presta a diverse chiavi di lettura, per cui ognuno
può trovare la sua.
“Era finita” disse.
“Ma mi si posò una mosca sul viso e, senza pensarci, la scacciai. Aprii gli
occhi per un secondo e mi apparve l’azzurro più intenso che avessi mai visto.
Sopra il campo, le guardie e i forni crematori c’era il cielo, senza una
nuvola. Il sole era ormai basso a ovest e la luce non mi abbagliava. Vedevo
solo azzurro, nient’altro. Cercai di chiudere gli occhi, mi sembrava immorale
provare un tale sentimento in quel luogo. Ma non potevo farci nulla. Ero steso
su quel campo dimenticato da Dio, il mio corpo era ridotto a un guscio
insignificante, desideravo solo che la morte avesse pietà di me e venisse a
prendermi, eppure il mio cuore era pieno di speranza. Quell’azzurro non voleva
lasciarmi morire. Due settimane dopo arrivarono a liberarci. (La bambina numero
otto)
Mi incuriosisce parecchio e ho letto molte recensioni positive. Spero di poterlo leggere presto!
RispondiEliminaun'altra recensione positiva... fosse la volta buona che mi decido a leggerlo! XD
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